Le colline alle spalle del lago di Como sono state scelte del lontano 1926 per accogliere quello che diventerà uno dei più prestigiosi ed esclusivi campi italiani.

Fin del momento in cui si oltrepassa il pesante cancello in ferro battuto all’ingresso del circolo si ha l’impressione di essere tornati ad un mondo ormai antico, prerogativa, ai tempi nostri, solo dei più esclusivi club britannici. Un viale alberato in leggera salita porta ad una delle più maestose clubhouse che si possano trovare sul territorio nazionale, con interni in legno e mobili antichi.




Il campo si presenta all’altezza dei migliori percorsi italiani: la buca 1, un par 5 in discesa abbastanza lungo e molto tecnico,ha una vista mozzafiato verso le montagne che incorniciano il lago di Como. Anche la buca 2, che torna in salita verso la clubhouse, ha delle caratteristiche notevoli, come il fairway molto ondulato e un green con forti pendenze verso l’entrata. Dalla buca 3 alla 7 la qualità e la varietà del campo cala notevolmente, si susseguono in un fazzoletto di terra tre par 3 e due corti par 4. Il ritmo di gioco ne risente notevolmente e la prima buca a rompere gli schemi è la 8, un par 4 in salita molto delicato, seguito da un altro par 4 in discesa, che chiude le prime nove buche.

Queste buche appena descritte, prese singolarmente risulterebbero piacevoli da affrontare, ma il loro susseguirsi impedisce un flusso di gioco apprezzabile che porta, in giornate di gara, i team ad indugiare, aspettando il proprio turno per giocare. L’avvento di nuovi materiali di gioco ha influito sicuramente, è innegabile che, quando il campo è stato concepito, le distanze raggiungibili fossero notevolmente inferiori.



Hanno più ritmo di gioco le seconde 9 buche, disegnate su una porzione di terreno più ampia, che ha permesso di modulare meglio le buche, garantendo più varietà di gioco. Il terreno è perfetto per accogliere un percorso ad alto livello, e l’architetto ha saputo adattare la disposizione delle buche cogliendo tutte le opportunità fornite dalla natura. Unica pecca è la disposizione delle buche 16 e 17, i tee sono attaccati l’un l’altro, obbligando i giocatori a tornare indietro una volta concluso il par 3 della 16.
Molto bella la buca conclusiva, con il green dominato dalla clubhouse.

I disegno del green è uno degli elementi caratterizzanti del golf club Villa d’Este; le aree intorno alla buca, in genere di dimensione medio-piccola, sono ottimamente integrati con il paesaggio circostante e hanno pendenze non eccessive, ma tali da rendere qualunque putt di media distanza molto complicato.



Molto banale, invece, lo stile dei bunker, la maggior parte degli ostacoli di sabbia, ha infatti una forma “ a ferro di cavallo”, che li rende molto ripetitivi, denotando la mancanza di uno studio approfondito nell’integrazione degli elementi artificiali con il paesaggio esistente. L’unico ostacolo d’acqua presente è un piccolo laghetto alla buca 12, ostacolo che comunque influenza solo marginalmente la strategia di gioco.



Il circolo del golf Villa d’Este deve essere senza dubbio una meta obbligata per ogni golfista che desideri appezzare un campo molto naturale, particolarità assai rara ai nostri giorni. Anche i designer europei, seguendo la moda importata dagli architetti americani, hanno ormai la tendenza di trasformare radicalmente il paesaggio, considerando solo marginalmente ciò che la particolarità di ogni luogo specifico può offrire.